Dr. Mario Nicolosi Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Fisiatria
L'oblique capsular shift nelle instabilità anteriori e
antero-inferiori della spalla
Oblique capsular shift in anterior and anteroinferior shoulder
instability
Cappelli editore, Bologna 2005 Chir. Organi Mov., XC,
133-136, 2005
M. Nicolosi - Chirurgia della Spalla e del Gomito Istituto Ortopedico Galeazzi - Milano
Sommario
Sono stati controllati i pazienti sottoposti ad intervento
di oblique capsular shift, tecnica personale eseguita
nei casi di lussazione abituale anteriore e antero-inferiore della spalla.
è stato possibile controllare 186 dei pazienti operati.
I risultati sono stati lusinghieri in quanto non abbiamo avuto
recidive, la ripresa della mobilità della spalla è stata
precoce e ampia e il Constant score si è attestato su un valore di 81,2.
Parole
chiave: capsuloplastica; instabilità; spalla.
Scopo di questo lavoro è stato quello di controllare
i risultati ottenuti con una personale tecnica chirurgica
messa a punto per la instabilità multidirezionale della spalla.
Questa tecnica doveva essere la più fisiologica possibile
e doveva coniugare l'affidabilità
con la motilità della spalla, cercando quindi di azzerare
la percentuale delle recidive senza sacrificare gradi di
movimento. In letteratura è descritto come 1 centimetro di sovrapposizione
capsulare provochi la perdita di 10-15 gradi di extrarotazione della spalla.
Una capsuloplastica quindi, se ottenuta con importanti sovrapposizioni tessutali
assicura certamente una buona stabilità alla spalla ma si scontra,
quasi inevitabilmente, con dannose perdite di movimento.
I danni anatomici più frequenti che provocano l'instabilità
anteriore e antero-inferiore della spalla sono la lesione
del cercine glenoideo, la frattura del ciglio glenoideo (Bankart
ossea), la lesione del ligamento gleno-omerale medio e del
gleno-omerale inferiore e la lassità della capsula con presenza
di ampia tasca anteriore e inferiore.
Materiale e metodi
Dal 1993 al 2002 abbiamo sottoposto 186 pazienti a intervento
di oblique capsular shift. Di questi 167 erano maschi e 19 erano
femmine. L'età media è stata di 21 anni. La media del follow-up
è di 6,3 anni. I risultati ottenuti sono stati molto
soddisfacenti. Utilizzando il Constant score abbiamo ottenuto
81,2 % di risultati eccellenti, 15,6 % di risultati buoni, 2,1
% di risultati sufficienti e 1,1 % di casi cattivi.
Tecnica chirurgica
Vogliamo precisare subito che la nostra metodica si rivolge
a tutti quei casi in cui non sia presente un danno osseo
e dove non vi sia importante atrofia del cercine glenoideo.
Per poter ottenere una ricostruzione fisiologica è necessario,
infatti, che gli elementi anatomici interessati siano
ricostruibili. Se il cercine glenoideo è atrofico e non più rappresentato
noi riteniamo che nessuna capsuloplastica può garantire un'
affidabilità sufficiente.
In queste circostanze, come nel caso di Bankart ossea, riteniamo
che solo l'intervento di Latarjet possa assicurare stabilità
alla spalla evitando di andare incontro a spiacevoli recidive.
La nostra metodica è costituita da questi tempi chirurgici:
La via di accesso è la classica via di Larghi. Si giunge sul
sottoscapolare e lo si seziona dissociandolo dalla capsula.
Questo tempo è comune a tutte le capsuloplastiche.
A questo punto si esegue l'artrotomia in maniera obliqua
praticando l'incisione dall'alto verso il basso e dall'interno
verso l'esterno (fig. 1).
L'artrotomia inizia appena al di sotto dell'intervallo dei
rotatori e giunge sino all'inserzione omerale della branca
anteriore del legamento gleno-omerale inferiore.
Giunti a livello del collo omerale si scolla bene il legamento-capsula
dalla sua inserzione in maniera da poter poi ben mobilizzare la capsula
stessa nel momento della ricostruzione. Eseguita l'artrotomia si esplora
il cavo articolare alla ricerca di eventuali lesioni del cercine glenoideo
anteriore che, se presenti, devono essere naturalmente riparate. La sindesmopessi
viene effettuata suturando a pastrano i due lembi della capsula portando
soprattutto in alto, e molto poco lateralmente, la porzione anteroinferiore
della capsula (fig. 2).
Questo tipo di sutura comporta la duplicatura e quindi il
rinforzo del ligamento gleno-omerale medio e mette in tensione
il ligamento gleno-omerale inferiore. Un ulteriore vantaggio
di questo tipo di sutura è quello di non dare accorciamenti
della capsula e quindi di non provocare riduzioni della extra rotazione.
Alla fine della sindesmopessi, infatti, è possibile extraruotare
ampiamente la spalla.
Si procede quindi a stabilizzare l'intervallo dei rotatori con
1-2 punti. Per finire il sottoscapolare viene suturato nella
sua sede. Segue immobilizzazione in tutore per 4 settimane
e quindi kinesiterapia.
Risultati
I risultati ottenuti sono stati molto soddisfacenti. La media
del follow-up è di 6,3 anni. Utilizzando il Constant score
abbiamo ottenuto 81,2% di risultati eccellenti, 15,6%
di risultati buoni, 2,1% di risultati sufficienti e 1, 1
% di casi cattivi.
Se facciamo eccezione per il primo caso da noi operato che
ha continuato ad avere una sensazione soggettiva di instabilità
senza comunque episodi di lussazione, in tutti gli altri
non abbiamo avuto recidive della lussazione e tutti i pazienti
hanno ripreso le loro ATTIVITÀ sia lavorative che sportive.
Discussione
Ci preme porre l'accento sui vantaggi che questa metodica ci
sembra offrire: la semplicità della tecnica chirurgica, il
rispetto dell'anatomia, la veloce e completa ripresa della
motilità della spalla.
1) Semplice perché in fondo non si tratta che di una normale
artrotomia e di una normale e consueta sutura a pastrano alla
quale, dai tempi della Putti-Platt siamo tutti abituati. I tempi chirurgici
sono quelli usuali di una comune capsuloplastica e quindi non presentano
particolari difficoltà tecniche.
Questa semplice capsulotomia presenta anche il vantaggio,
rispetto ad esempio alle capsulotomie a T, di non incorrere
nella creazione di lembi capsulari troppo piccoli con il
relativo rischio di successive necrosi o insufficienti
cicatrizzazioni.
Inoltre, se non esistono concomitanti lesioni del cercine
glenoideo da riparare con viti o ancorette, la tecnica non
prevede mezzi di sintesi da lasciare in situ
2) Rispetto dell'anatomia perché non costringe ad osteotomie o a
trasposizioni complesse che sovvertono l'anatomia e perché alla
fine ripristina la normale fisiologia restituendo la loro
funzione ai ligamenti gleno-omerali e alla capsula (e se
necessario al cercine glenoideo) che sono i principali attori
della stabilità della spalla.
3) Veloce ripresa della motilità perché dai nostri controlli
abbiamo potuto accertare che tutti i nostri pazienti hanno
riconquistato il loro movimento in tempi brevi (al massimo 45
giorni). Completa ripresa della motilità della spalla perché
questo tipo di sindesmopessi non provoca accorciamenti della capsula che
fatalmente si traducono in riduzione del movimento.
Abstract
Patients submitted to oblique capsular shift were followed-up;
this is a personal method used to treat recurrent anterior
and anteroinferior dislocation of the shoulder. A total of 186
patients were followed-up. The results were good as there were
no recurrences, recovery of shoulder movement was early
and ample, and the Constant score was about 81.2.
Key words: capsular
shift; instability; shoulder.
It is the purpose of this study to monitor the results obtained
when a personal surgical method was used to treat
multidiredional instability of the shoulder. The method had
to be as physiological as possible and it had to combine
reliability and shoulder movement, thus attempting to reduce
the incidence of recurrence without sacrificing degrees
of movement. The literature describes the fact that 1 cm
of capscular superimposition can provoke the loss of 10-15 degrees of
shoulder extrarotation. Thus, a capsuloplasty when it is
obtained with significant tissue superimposition certainly
guarantees good stability of the shoulder but it nearly inevitably
comes up against damaging loss of movement.
The most frequent anatomical injuries that cause anterior
and anteroinferior instability of the shoulder are injury
of the glenoid labrum, fracture of the glenoid rim (skeletal Bankart),
injury of the mid glenohumeral and inferior glenohumeral
ligaments, and laxity of the capsule with presence of a
wide anterior and inferior pocket.
Material and method
Between 1993 and 2002 a total of 186 patients were submitted to
oblique capsular shift. There were 167 males and 19 females.
Mean age was 21 years. Mean follow-up was 6.3 years. The results
obtained were very satisfying. We used the Constant score and
obtained 81.2% excellent results, 15.6% good results, 2.1% fair
results, 1.1% poor results.
Surgery
It is important to emphasize that this method should be used in
all of the cases where there is no skeletal injury and where
there is no significant atrophy of the glenoid rim. In order to
obtain physiological reconstruction, in fact, the anatomical
elements involved must be reconstructed. If the glenoid rim is
atrophic and no longer represented, we believe that no
capsuloplasty can guarantee sufficient reliability.
In this case and in bony Bankar case, we believe that only a
Latarjet procedure can guarantee stability in the shoulder, thus
avoiding recurrence.
Our method is made up of the following stages in surgery:
The Larghi approach is used. We reach the subscapularis and
section it dissociating it from the capsule. This stage is
common to all capsuloplasties. At this point we perform
arthrotomy in an oblique manner making the incision from high to
low and from inside to outside (Fig. 1).
The arthrotomy begins just under the interval in the rotators
and goes as far as the humeral insertion of the anterior branch
of the inferior glenohumeral ligament.
When we have reached the humeral neck we detach the
ligament-capsule from its insertion to that we can mobilize the
capsule itself at the time of reconstruction. Once arthrotomy
has been performed, we explore the joint cavity searching for
any injuries of the anterior glenoid labrum that, if present,
must be repaired.
Syndesmopexis is performed by suturing the two capsule flaps,
raising the anteroinferior portion of the capsule upwards and
somewhat lateral (Fig. 2).
This type of suturing meanings
doubling and therefore reinforcing the inferior glenohumeral
ligament. A further advantage to this type of suture is that
of not giving shortening to the capsule and thus not producing
reduction in extrarotation.
Once we have finished performing syndesmopexis, the shoulder
can be extrarotated.
We then stabilize the interval of the rotators with 1- 2
stitches. The subscapularis is then sutured in its site.
This is followed by immobilization in an orthosis for 4 weeks;
kinesitherapy follows.
Results
The results obtained were very satisfactory. The mean value
at follow-up was 6.3 years. The Constant score was 81.2%
excellent results, 15.6% good results, 2.1 % fair results, 1.1% poor
results.
With the exception of the first case operated on us which
continued to have a subjective feeling of instability without
episodes of dislocation, in all of the others we did not have recurrence
of dislocation and all of the patients resumed work and sports activity.
Discussion
The method has several advantages: surgery is simple, anatomy
is left intact, shoulder movement is restored quickly and
completely.
The method is simple because it is a routine arthrotomy and
a routine suturing, which we have been used to using since the
period of Putti-Platt. The time required for surgery is the
same as that for capsuloplasty and thus it does not involve technical
difficulties of any kind.
This simple capsulotomy also has the advantage of not creating
capsular flaps that are too small with the relative risk
of subsequent necrosis or insufficient scarring. Furthermore, if
there are no associated injuries of the glenoid labrum to
be repaired with screws or anchors, the method does not include
instrumentation to be left in situ
The method respects anatomy because we are not forced to
perform osteotomies or complex transpositions that subvert the anatomy
and because at the end it restores the normal physiology
and function of the glenohumeral ligaments and capsule (if necessary,
of the glenoid labrum, as well) that are essential to shoulder
stability.
Movement is resumed quickly: in our cases we observed that
all of the patients resumed movement in 45 days at most. There was
complete recovery of shoulder movement because this type
of syndesmopexis does not cause shortening of the capsule that
fatally becomes a reduction in movement.